29 agosto 2014
C’è qualcosa di inquietante nel vedere il mare alzarsi e abbassarsi in una giornata assolutamente senza vento: l’acqua è liscia ma la barca è sollevata come se fosse un fuscello.
Decido di partire anche se non c’è aria, la previsioni annunciano già da ora tempo “brutto e cattivo” lunedì e martedì prossimi, voglio riparare in un porto sicuro e attrezzato e magari con la possibilità di visitare l’entroterra. Di sicuro non S. Agata, quindi in marcia, destinazione Cefalù (prima non c’è niente).
Appena messo il naso fuori dal porto mi accorgo che il mare …respira, onde placide ma inesorabili da nordest mi accompagneranno tutto il giorno, senza l’ombra di vento, sei ore di motore. Ecco da dove veniva la risacca che mi ha rovinato il sonno! Comunque là fuori deve soffiare mica male per fare arrivare fino a qui queste onde.
Motore accesso, pilota automatico inserito, rotta diretta per 270. Isso pure la randa, che oltre a stabilizzare la barca mi dà pure ombra, non vorrei abbronzarmi troppo. Nel pomeriggio, poi, con un leggerissimo nordest grazie alla vela risparmio probabilmente pure qualche decilitro di gasolio.
Ora non mi resta che mettere mano alla biblioteca di bordo; scelgo un libro sulla navigazione solitaria …e come conseguenza immediata di questa lettura tolgo imbracatura e cintura di sicurezza dal gavone e non esco più dal pozzetto della barca senza essere assicurato! Decido che proseguirò la lettura in porto.
Per passare il tempo, oltre ai soliti rilevamenti e punti nave, provo un paio di volte a mettermi alla cappa con le vele (ah, quella senza vele sì chiama “cappa secca”), senza essere particolarmente convinto di quello che ho fatto. Esperimento da ripetere.
Dopo avere tracciato una linea retta sul 38 esimo parallelo nord lunga circa trenta miglia arrivo a Cefalù attorniato da cumulonembi borbottanti ma tranquilli.
