10 settembre 2014
La giornata di oggi, ma l’ho capito quando oramai era già troppo tardi, è stata una metafora del (mio?) rapporto uomo-donna.
Tappa obbligata, visto che la decisione di lasciare la barca a Palermo è confermata malgrado le ultime offerte al ribasso altrove.
Tappa lunga, previste quasi trenta miglia. Sarà faticoso.
Tappa con segnali meteorologici contrastanti, vento da sudovest in quota ma termiche da nordest al suolo.
Tappa plumbea, cielo grigio, lampi e tuoni in lontananza.
Tappa controvento, solo poca vela, poi tutto motore.
Arrivo di tappa all’Isola delle Femmine; tra isola e terraferma c’è un passaggio di 2-300 m, sarà navigabile? Le cartine sono piuttosto coerenti, ci sono almeno 4 m d’acqua, si può fare. Proviamo con prudenza, ma quando mi vedo attorniato da rocce in solo due metri e sessanta di acqua, al secondo tentativo desisto! I gesti dei pescatori di passaggio, piuttosto eloquenti, confermano l’impossibilità dell’operazione.
L’Isola delle femmine mi obbliga a girarle attorno per essere ammirata, ma a debita distanza…
Il tutto si è svolto con in sottofondo l’intenso lavoro dell’apparato digerente che cercava di digerire cena di ieri e pranzo di oggi.