Palermo

Beh, questa è chiaramente una città! Fonti autorevoli mi dicono che nell’idioma locale è “Palemmu”, il nome latino in antichità penso fosse “Panormus” o “Panhormus”, stando alle incisioni visionate in cattedrale.
Imparo subito alcune cose: anche le cicale possono prendere lucciole per lanterne, e suonano di notte illuminate dai lamponi; le norme stradali usuali possono essere sostituite da una sola, onnipresente regola: l’uso del clacson. La prossima volta mi doterò di tale accessorio anche come pedone, voglio la “par condicio”.

La visita della città non è cosi agevole, a piedi è una maratona e le visite guidate sono organizzate in modo per me sfavorevole. Scelgo i trasporti pubblici, di sicuro mancherò qualcosa ma avrò modo di capire se valga la pena approfondire o meno (diciamo subito che alla fine il dubbio mi è rimasto…). Tra l’altro, noto con curiosità che gli autobus non hanno un “orario” ma una “frequenza media oraria”.

Della città ricorderò senz’altro i cani randagi e i rifiuti sparsi per ogni dove, con i cassonetti che traboccano. Dai discorsi sentiti, pare che le finanze cittadine e quelle della regione siano disastrate.
È stato interessante anche vedere con i miei occhi come la carità possa essere un lavoro: poco prima della chiusura degli uffici, gruppi di derelitti si spostano nelle zone strategiche, si smembrano e si trasformano in padri affranti davanti ai luoghi maggiormente visitati e ai negozi, madri questuanti tra i tavolini dei bar con in braccio i loro bimbi, poveretti invalidi che si attaccano ai vestiti agli incroci alla ricerca di qualche spicciolo.

Guidato da consigli precisi, sono riuscito a gustare alcune specialità locali: la panella, una frittella fatta con un impasto di ceci, e il mitico panino con la milza, squisito!

Il porto è una zona che visito sempre: quello di Palermo è enorme, arrivano navi grandi come isole. È diviso in una parte commerciale, dove vanno e vengono navi e traghetti ma ci sono anche alcuni pontili per il diporto, e una industriale completamente separata, dove nascono e muoiono navi, smontate e rimontate da gru altre come montagne. Separato da questi due c’è il porto turistico, non entusiasmante.

Il maestrale insiste più a lungo del previsto, anche se piano piano le nuvole si diradano e la pioggia sparisce; la visita si prolunga ma il bilancio resta quello: delle città visitate finora “Palemmu” è la più difficile da gustare, come turista solitario.