Marcia sul posto

05 settembre 2014
Sulla base di un bollettino meteo leggermente più favorevole (nordovest 5 con locali rinforzi), sono partito di buon’ora …ehm, alle 10, per riprovare a spostarmi verso ovest.
Mare decisamente più tranquillo, anche il pilota automatico ce la fa, stavolta, e la rotta prevista, esattamente controvento e contro il mare, può essere spezzettata in uno zig zag meno angoloso e più diretto. La forma rotonda dello scafo di One Moorea II permette di affrontare le onde senza temere i classici colpi delle barche di nuova generazione.
Questo fino all’arrivo al bordo del golfo.
I “locali rinforzi” si fanno sentire, arrivano a raffiche generose, la barca sbanda come se andasse di bolina anche senza vele, ma il mare tutto sommato è gestibile. Posso farcela, il porto che voglio raggiungere si trova a meno di dieci miglia.
Poi però penso.
Che senso ha lottare così, con il motore, solo per raggiungere un altro porto? Non ho appuntamenti! Tanto più che la mia filosofia in crociera è quella di adattarsi agli elementi, per quanto possibile.
No, così non mi diverto. Dietro front.
Giro la prua, tiro fuori una lingua di fiocco, regolo il paterazzo e mi sfogo facendo una veleggiata nel golfo di Palermo, raggiungendo i 5 nodi, strambando e quasi surfando, prima di ancorare a pochi metri da dove sono partito.
In pratica ho marciato sul posto, ma sono felice.
Il resto della giornata trascorre controllando l’ancoraggio, le raffiche sono potenti e per sicurezza stendo tutta la catena sul fondo, filando anche la cima di ancoraggio. Davanti a me sfila la processione dei velisti da charter, che devono restituire la barca domani mattina, e si incolonnano davanti alla pompa di gasolio prima di rientrare al loro ultimo ormeggio.

Un paesaggio ormai familiare.
Un paesaggio ormai familiare.